9 giugno 2023 | |
20:00 | |
Gorizia | |
Chiesa di San Ignazio |
ROMA 1708
Pasquini, Scarlatti e Handel nello stile cembalistico romano
Bernardo Pasquini (1637 – 1710)
Toccata
Allemanda – Corrente – Capriccio – Bergamasca
Ms. London Add. 31501 – S.B.P.K. Landsberg 215
Alessandro Scarlatti (1660 – 1725)
Toccata d’Ottava stesa e Variazioni su Follia
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Georg Friedrich Handel (1685 – 1759)
Chaccone HWV 435
Ouverture “Il Pastor Fido”, HWV 8a
set for the Harpsichord (J. Walsh, London ca. 1760)
Suite in re minore, HWV 428
Prèlude – Allegro – Allemande – Courante – Air avec doubles – Presto
Alberto Busettini – Cembalo
“Chi averà ottenuta la sorte di praticare, o studiare sotto la scuola del famosissimo Sig. Bernardo Pasquini in Roma, o chi almeno l’avrà inteso o veduto suonare, avrà potuto conoscere la più vera, bella e nobile maniera di suonare e di accompagnare; e con questo modo così pieno avrà sentita dal suo cembalo una perfezione di Armonia meravigliosa…” Francesco Gasparini, da L’Armonico Pratico al Cimbalo (Venezia, 1708)
La ricchezza e vivacità dell’ambiente musicale romano attirava compositori da tutta Europa: Roma dettava uno stile di fatto stabilito da una sorta di “trio delle meraviglie” – Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini (1637-1710), Alessandro Scarlatti (1660 -1725) – e il mondo musicale di allora se ne voleva appropriare. In quest’ottica bisogna guardare ai viaggi in Italia e alla permanenza a Roma di Handel: il dna della produzione tastieristica handeliana è proprio quel suonar pieno che ascolteremo nei brani dei maestri Pasquini e Scarlatti. Ampiamente documentate le accademie cui Handel prese parte tra l’autunno del 1706 e la primavera del 1707, ospite di Francesco Maria Ruspoli, dando prova di virtuosismo e prodezze alla tastiera. Anche la sua produzione più tarda, pubblicata da Roger nel 1720 e 1733 riflette il gusto italiano e la lezione appresa nella penisola, restituendo pagine a volte più “italiane” delle originali prese a modello. Gli stessi arrangiamenti londinesi di William Babel (1690 – 1723) di famose arie tratte dalle Opere di Handel recano la traccia dell’improvvisazione del compositore stesso alla tastiera durante un concerto: la partitura stessa di Rinaldo riferisce di alcuni passaggi dell’aria “Vo’ far guerra” lasciati al cembalo solo; e così il fedele copista Babel, a sua volta brillante cembalista, sembra mettere sulla carta e pubblicare – quindi con l’approvazione di Handel stesso – le sue improvvisazioni. Un grande momento di virtuosismo che affonda le radici nell’esperienza italiana, nella musica toccatistica di Alessandro Scarlatti, nel suonar pieno della scuola romana, caratterizzato dalle cosiddette “botte e arpeggi”.
La fama della tastiera romana deve essere stata davvero enorme se ancora a metà Ottocento se ne scriveva con grande dettaglio: “Fu con le Scuole di Pasquini a Roma e Alessandro Scarlatti a Napoli che l’arte dell’accompagnamento fece progressi considerevoli. I due maestri scrissero per i propri studenti un vasto numero di bassi figurati, ai quali è stato dato il nome di Partimento. Invece di ribattere accordi seguendo lo stile francese e tedesco, questi maestri pretendono che il cembalista abbia tutte le parti dell’accompagnamento che cantino in maniera elegante. In questo modo gli italiani mantennero una superiorità incontestabile nell’arte dell’accompagnamento per lungo tempo.” (F. J. Fètis, Revue et Gazette musicale de Paris, 1840)
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